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London Arena 2002


In the mood



Quando erano ai vertici delle classifiche europee e statunitensi, nel 1980, arrivarono anche a Torino, dove tennero un concerto storico, supportati dai mods Lambrettas. Non suonavano benissimo, erano giovani, tecnicamente limitati e, tutto sommato, poco interessati ad essere musicisti eccelsi. I Madness erano i testimonial dello ska nel mondo. Il loro era un effetto dirompente un “Heavy heavy monster sound"  da ascoltare, vedere, ballare e vivere! Bastava vedere i loro videoclip per essere catturati da sensazioni diverse da quanto si potesse mai aver ballato prima. "One step beyond" il loro primo album, registrato in 16 giorni, scalò tutte le charts d’Europa, Usa e Giappone, cosi’ come il seguente “Absolutely". Dal 1982, il fenomeno Madness, fuori dall’Inghilterra si esauri’, almeno per il grosso pubblico. Al contrario, nella perfida Albione, proseguiva e alla grande con singoli capolavoro inseriti in album meno storici dei precedenti, ma non per questo meno belli (“Seven" e “The Rise & Fall"), come Shut-up o la splendida Our House, oppure singoli mai inseriti in album, come It must be love o House of fun. Dopo il loro scioglimento, la re-union dell’8/8/1992 a Finsbury Park, assunse un significato epocale, doveva essere una data unica, prolungata di una sola replica il giorno seguente, quasi obbligata dalle troppe richieste di biglietti provenienti da ogni dove. Il concerto del ritorno dei Magnifici 7, venne immortalato con video e cd “Madstock" (operazione già intelligentemente pianificata almeno un anno prima, in pratica, appena anche l’ultimo componente diede l’o.k. alla ri-unione, cioè il tastierista Mike Barson). Io ero presente anche a quella storica data, che aveva davvero i connotati di evento unico e irripetibile. Ricordo l’esecuzione tecnica molto curata, il cantato di Suggs doppiato quasi per intero da Smash e talvolta da Lee; ricordo il “volo d’angelo" di Lee mentre eseguiva il solo di sax in Baggy Trousers e l’ingresso sul palco del maestro dei Madness (e non solo il loro) cioè il vero “The Prince", Prince Buster, il quale cantava il suo brano Madness con la band e innocentemente sbagliava la stesura, tagliando una strofa..forse è per questo motivo che la voce di Buster non appare nel cd commemorativo, ma non ne sono cosi’ sicuro, visto che in studio sono stati apportati un sacco di aggiustamenti, correzioni e sovraregistrazioni (tipo il coro femminile in They harder they come). Il successo a livello nazionale, inaspettato da Smash & C. , li portò ad esibirsi proprio alla London Arena il dicembre stesso, è infatti del ’92 il Madness Xmas. Negli anni a venire i Madness non si sciolsero più, quasi ogni anno fanno le loro date in Inghilterra, una o due in Europa e in Usa (in Italia mai, ma pare chiedano 300.000 euro). Nel 1999 il loro ritorno su disco con un album totalmente inedito fu eccellente, con “Wonderful", 11 canzoni bellissime, suonate divinamente e arrangiate sublimamente!! I Madness restano il complesso più amato dagli inglesi che avevano 20 anni, o giù di li’, tra il 1977 e il 1982, insieme ai Jam e ai Clash.

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Il tour britannico del dicembre 2002, si è chiuso proprio a London Arena, con 2 date affollatissime, come sempre. Quella del 22/12 era la data di chiusura del tour. Prima del concerto, sul sipario/schermo posto davanti al palco, venivano proiettati video di artisti di sicuro gradimento a un “nutty pubblico": dai Jam agli Specials, da Ian Dury ai Blur, dagli proprio ai Clash, quei Clash di Joe Strummer che sarebbe morto solo qualche ora dopo, a tarda serata e improvvisamente. Molto pubblicizzata sullo schermo, anche la commedia musicale “Our House", da mesi in programmazione in un teatro londinese, basata su parecchie canzoni dei Madness eseguite caparbiamente da una giovane ma preparata compagnia teatrale. Come “spalla" non un complesso ma un duo, con piatti e mixer in perfetto stile sound-system giamaicano, composto da due giamaicani, dei quali uno parlava, canticchiava e ballava e l’altro selezionava i brani che accompagnavano l’interessantissimo e chiaro racconto del compare. Pensate che io non conosco l’inglese, ma ho praticamente capito tutto ciò che il simpatico giamaicano ha raccontato. In pratica ha fatto la storia dello ska, descrivendo motivazioni, scenari, artisti, in mezzora, dal calypso giamaicano di fine ‘ 50, passando al rocksteady  e poi allo ska, poi allo shots e infine lo skinhead raggae  e il raggae, intanto nell’enorme arena vibrano le note dei vinili di Skatalites, Toots & Maytals, Wailers e Prince Buster. Una rappresentazione eccellente, esauriente, semplice ed efficace, che oltre che a tutti noi presenti, avrebbe insegnato tante, ma tante cose utili ai nuovi “saccenti"  dello ska in Italia. Dopo, ancora qualche video, un “trailers" del musical “Our House" e poi, sullo schermo/sipario  veniva proiettata l’home-page del sito ufficiale  www.madness.co.uk   che è in pratica un sipario rosso con la platea affollata e le caricature dei 7 Nutty Boys con nome e soprannome, stava iniziando lo spettacolo…

Il concerto

Come un’enorme ombra cinese, sul sipario bianco, il volto di Smash con occhiali e cappello che annuncia “Hey You..." sì, proprio tutta la storica introduzione vocale di One Step Beyond, due colpi di bacchette di Woody e si apre il sipario insieme all’esplosione del sax di Thommo, eccoli i sette campioni carichi, allegri, mobilissimi ed elegantissimi. Che meraviglia!! Suggs indossa un gessato in perfetto stile ’60 italiano, scarpe bicolori bianconere, con guanti e cappello mentre Smash ha un completo dello stesso stile, non ha la cravatta e indossa scarpe da calcetto Puma, entrambi con gli occhiali scuri; El Thommo è completamente rasato, completo ’60 impeccabile di colore chiaro; Bedders sfoggia un completo di taglio ’60, abbottonatura alta, revers stretti e color azzurro carta da zucchero cangiante, anzi luccicante; Chrissy Boy ha un bel completo grigio, anche lui in stile mod, con sotto una maglietta nera; Monsieur Barso, ha lo stesso completo che indossava a Finsbury nel 1992 e il cappello che porta nel videoclip di Grey Day (è molto legato a oggetti e accessori della sua storia), sul pianoforte compare la scritta in bianco “heavy heavy monster sound", la sua postazione è piena di tastiere, modello vecchio e nuovo; infine Woody, dietro alla batteria, l’unico che non indossa un completo ’60, ha solo la maglietta e dei pantaloni militari. Tutta la band si muove continuamente per il palco, che ha come sfondo l’enorme M, usata fin dalla loro prima re-union, che si illumina, gira, si accende e spegne per tutto il concerto, con dietro uno schermo enorme che proietta a volte immagini a tema con i brani, a volte semplici disegni o effetti visivi, a volte video della band. Il basso di Mark e la chitarra di Chris non hanno filo, cosi’ come i microfoni dei due vocalist  facilitando cosi’ il ritmo della rotazione su tutta l’area del  palco, davvero notevole e divertente. Dal 1992 a oggi, la loro scaletta, sia nei brani che nella sequenza, sono variati di poco,  è normale quindi che fra i primi brani eseguiti ci siano The PrinceEmbarrasment e una struggente My Girl, presentata da Suggs come “un vecchio successo soul degli anni’ 60.. Barson è una continua fucina di suoni di piano elettrico, da saloon, classico e Smash ammicca al pubblico, pur non ballando come 25 anni fa’.. il pubblico canta ogni brano a memoria, esulta, risponde alle provocazioni di Suggs e Smash quando presentano. Suggs annuncia The Sun and The rain e sulle note del piano il pubblico salta come un’unica onda e canta ogni parola e la seconda voce di Carl, nel ritornello sembra superflua. Caos sul palco, Suggs e Smash salgono in alto, Kix prende il microfono e il rullante di Woody, con ritmo militare, introduce la vecchia e spassosissima Land of Hope & Glory, come “ da sempre" durante la sua farfugliata esecuzione vocale, gli altri “folli" (?!) lo riempiono di insulti, spinte, acqua e ciò che capita, è il brano dove Suggs presenta tutta la band e poi ecco un brano che dal vivo hanno esguito molto raramente, una graditissima sorpresa, il white-raggae di Not Home Today, quinta traccia di “Absolutely", dove Smash suona la clavietta meglio di come non suoni la tromba in Embarrasment o altri brani…   si invertono nei due estremi lati del palco nell’esecuzione delle seguenti It Must Be Love e Tomorrow's just Another Day, belle, suonate meravigliosamente. Rispetto alla prima re-union, Smash canta molto ma davvero molto meno, qualche coro, nessuno “zighidà" e molti interventi ritmici coi legnetti e musicali (ma effettivamente poco “udibili" visto che stava ben lontano dal microfono) con la tromba. Fantastica Shut-up!! Mike è il cuore della vena creativa dei Madness, l’uso della tastiera è decisamente ispirato da studi classici, sia per le melodie che per l’esecuzione puramente tecnica, ma menzione particolare va fatta per Chrissy Boy, chitarrista di qualità sopraffina, migliorato negli anni più di tutti gli altri componenti, non solo per l’assolo che regala in questo brano, ma per i suoni che tira fuori, per la precisione ritmica, per la serenità e padronanaza esecutiva, degna di un vero musicista con i fiocchi, quale è. Improvvisamente salgono dei roadies sul palco e piazzano sette sedie rivolte verso lo schermo posteriore al palco, i Madness si siedono e guardano insieme a tutto il pubblico il videoclip di Drip fed Fred, tratto dal loro ultimo “Wonderful" con la prima strofa cantata da Ian Dury e le altre, a pezzetti, da tutti i componenti, uno alla volta, immagini inquietanti e divertenti. Spariscono le sedie, sparisce Suggs e Smash imbraccia una chitarra ed esegue in acustico una lunga introduzione di un altro estratto dal loro ultimo album, cioè Johnny The Horse, cantata armonizzata con il “rispuntato" Suggs in modo coinvolgente e quasi commovente, non poteva che seguire il brano più celebre tratto da “Wonderful" cioè Lovestruck, un delirio!!!  Lo schermo di sfondo ci regala un commento visivo davvero esilarante per  Driving in My Car, dove Woody dimostra quanto in un genere come lo ska revival eo il beat o pop o come vogliamo definire i vari generi “nutty" , sia fondamentale essere precisi come un orologio svizzero, poche ma azzeccate rullate, suoni intensi, uso di pochi elementi della batteria e rullante senza nota, a differenza della tradizione ska più consolidata. L’impianto da qualche problema, la gente protesta. Suggs spiega che devono interrompere un attimo, qualcuno lancia qualche oggetto, Smash sa come calmare il suo pubblico, che oltre ad amarli li rispetta fino in fondo. Neanche cinque minuti e il guasto è riparato, si riparte con Grey Day e una favolosa House of Fun, dove la capacità nel tenere la scena dei magnifici sette porta quasi al capogiro!  Wings of a Dove necessita del coro del pubblico, secondo Chash e il pubblico non si fa pregare e canta anche tutta One Better Day, dove le invenzioni al sax del Thommo sono una più spassosa dell’altra! Eccola Our House, il loro brano del momento che Woody stacca un po’ più lenta del solito, Smash strombetta in sezione col sax di Thommo e Bedders esalta con un sorprendente “slappin". La conclusione si avvicina perché  è la volta di Madness, con lo spelling di presentazione fatto a memoria dal pubblico, un’atmosfera incandescente e piena di felicità. Escono ma rientrano subito, ed ecco Baggy Trousers, Lee non vola più in alto come a Finsbury, ma nello schermo si vedono immagini di Camden e Smash si muove i modo frenetico con i movimenti “nervosi" come al tempo dei loro primi videoclips e si allarga con le mani le “pences" (che non ha) dei pantaloni quando il brano conclude con il ritornello “Baggy Trousers - Baggy Trousers..". Altra uscita e rientro, stavolta con una folla di ragazzini e vari fans accreditati, tutti sul palco a ballare una strabiliante Night Boat To Cairo, introdotta dalla celeberrima nota bassissima a"sirena" eseguita da Kix col sax baritono, fantastici, meravigliosi, unici, indefinibili, inimitabili e inarrivabili, i  Madness concludono la loro eccezionale esibizione.

Leggi la biografia dei Madness!

Sono sempre gli stessi sette che erano sul palco già al loro primo concerto, nonostante un disco realizzato senza Mike Barson (oggettivamente il peggior loro disco!), non hanno mai calcato la scena senza essere in formazione originale e questa, credo, sia loro prima dote e primo punto di forza. Non sono una band ma “la band", la più amata dagli Inglesi da 25 anni a questa parte. Il loro suono esula dal revival ska, da un disco di successo. Il pubblico che li ascolta va dai 14 ai 100 anni, sul palco un bambino di non più di 10 anni, balla come Smash nel videoclip di Bed & Breakfast Man. Il loro stile è rimasto preciso, originale, la loro attività coerente; Smash e Suggs sono un po’ appesantiti nella mole, non nel cantare o nel dar spettacolo e anche se Kix, Chrissy e Bedders si sono dovuti rasare i capelli a zero, per “rinforzarli", il nutty sound non invecchia  e non annoia mai. Giù il cappello davanti ai miei maestri, grazie di esistere!!

Un grazie particolare a Matteo il Prete degli Skarabazoo e a Squttio dei Rimozione per avermi  dato modo di assistere al concerto.

                                  

 

22 Dicembre 2002

A cura di Oskar DTK per www.italiamod.com

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